Titolo originale: Putabhatta-Jataka, n.23
In una delle sue esistenze il Bodhisattva fu nominato ministro del Re di Benares. Quando il Re cominciò a sospettare che il figlio avesse cattive intenzioni nei suoi confronti, lo fece bandire dal regno.
Il figlio portò con se la moglie e si trasferì nel paese di Kasi, ove visse per lungo tempo, finché non lo raggiunse la notizia della morte del padre. Allora intraprese il viaggio di ritorno, per salire al trono.
Durante il tragitto, gli venne offerta da un viandante una ciotola di pappa di riso, perché la condividesse con la moglie. Lui però si mangiò tutto da solo. La moglie, indignata, pensò “ Che razza di uomo è questo? Gretto ed egoista! ”
Dopo essere stato incoronato, il nuovo Re rese la Regina la prima moglie, ma non per questo la trattava con la devozione e il rispetto che le sarebbero stati dovuti: non le prestava alcuna attenzione, né si preoccupava dei suoi desideri.
Il Bodhisattva notò questo comportamento riprovevole e, poiché la Regina gli faceva pena, decise di porvi rimedio.
“ Che succede? ” chiese gentilmente la regina quando lui si recò a trovarla.
“ Mia Regina, non pensi che bisognerebbe dar da vestire ai poveri e agli anziani e far loro la carità? “ chiese il bodhisattva
La Regina, sospirando, rispose “ Come potrei, visto che io stessa non posseggo nulla? Un tempo ricevevo molto dal Re, e potevo donare agli altri. Ma durante il viaggio di ritorno abbiamo ricevuto in dono una ciotola di pappa di riso da dividere e lui se l’è mangiata tutta da solo.”
“ Mia Regina ” rispose il bodhisattva “ avresti il coraggio di ripetere quello che mi hai appena detto al cospetto del Re? ”
Lei annuì.
“ Allora, quando ti farò chiamare, vieni e non avere timore di dire la verità ”
Quando il bodhisattva la fece chiamare, la Regina ripeté tutta la storia al cospetto del re.
“ Ma come? ” chiese allora il bodhisattva nella sua veste di ministro reale “ non sei tu la prima moglie del grande Re? ”
“ E anche se fosse? ” rispose la Regina afflitta “ che me ne faccio della posizione se non mi viene riconosciuto l’onore dovuto, se mio marito si mangia da solo un’ intera ciotola di pappa di riso, senza dividerla con me? ”
“ E’ la verità? ” chiese il bodhisattva al Re. Il sovrano dovette ammettere che lo era.
“ Allora ” continuò il bodhisattva rivolto alla Regina “ non capisco perché resti con lui se lui non ti ama. Al mondo, stare con chi non ama è una disgrazia. E se resterete insieme, anche per il Re questa convivenza con te, che non gli sei cara, sarà una disgrazia. Quando ci si accorge di non essere rispettati e onorati, sarebbe meglio andare altrove. Numerosi sono i posti al mondo dove si può andare ad abitare.”
Poi pronunciò queste due strofe:
” Colui che ti onora, dovresti a tua volta onorare,
dovresti ripagare il modo in cui ti si tratta.
A chi ha a cuore il tuo bene, fai del bene,
ma non onorare colui che non ti onora.
Lascia colui che ti abbandona, senza voltarti indietro,
non onorare colui il cui cuore è lontano da te.
L’uccello che si accorge che l’albero non porta frutti,
ne cerca un altro: perché vasto è il mondo.”
Virtù associata: l’Autoconservazione e il Rispetto di Sé
Nell’etica buddhista esiste un aspetto spirituale in qualunque comportamento, anche mondano. Se sono importanti la compassione e la gentilezza verso gli altri, altrettanto lo sono quando diretti verso noi stessi. Il rispetto per sé stessi, la capacità di perdonarsi e di ascoltare i propri sentimenti profondi rappresentano un prerequisito fondamentale per poter essere in armonia con tutto il creato.
L’etica del sacrificio di sé, naturalmente, esiste anche nel Buddhismo, come in tutte le maggiori religioni. Il sacrificio però va inteso come atto supremo di benevolenza verso il prossimo. Quando invece non è mosso da compassione e apertura del cuore, quando non porta benefici a nessuno, è solo un modo di mortificarsi, un atto sterile di autocompiacimento dell’ego che va assolutamente evitato.
Tratto da D. e G. Bandini, Quando Buddha non era ancora il Buddha, Feltrinelli, Milano, 2008.
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