Titolo originale: Javasakuna-Jataka, n.308
In una delle sue vite il bodhisattva rinacque in veste di picchio.
Nel bosco dove abitava viveva anche un leone.
Un giorno, mentre questi stava divorando un animale, un osso gli rimase piantato in gola.
Il leone soffriva terribilmente, il collo gli si era enormemente ingrossato e non riusciva più a mangiare. Il picchio, che passava di lì per caso, vide il leone in quelle condizioni e mosso da compassione chiese “Cos’ hai amico?”
Ascoltato il racconto del leone, si offrì di aiutarlo “Io potrei riuscire a liberarti dall’osso, ma a essere sincero, ho paura di infilarmi lì dentro. In fin dei conti sei un leone, e potresti anche divorarmi”.
“Buon uccello” rispose il leone “non avere paura. Ti prometto che non ti farò del male. Ti prego, salvami la vita! Perché senza il tuo aiuto sono destinato a morire!”
Il picchio acconsentì ma, per prudenza, cercò un ramo robusto con cui bloccare le potenti fauci dell’animale. Poi si infilò dentro e tolse con il suo becco l’osso appuntito.
Infine, tolse il legno che bloccava la bocca del leone e volò lesto su un ramo vicino.
Il leone lo ringraziò, si ristabilì e ben presto poté tornare a cacciare.
Un giorno il picchio arrivò mentre la belva stava divorando un bufalo, e pensò di mettere il leone alla prova.
Si adagiò nelle vicinanze e gli disse:
“O leone, una volta ti ho fatto un favore. Che ne dici? Ora mi piacerebbe avere qualcosa in cambio!”
Allora la belva, disturbata, alzò la testa dal suo pasto sanguinolento e brontolò impaziente:
“Ascolta, uccello, mi nutro esclusivamente di sangue e vivo ammazzando. Puoi dirti fortunato di essere ancora al mondo”.
Al che il bodhisattva sorrise e pronunciò i seguenti versi:
“Chi il favore ricevuto,
non ricambia con un favore,
per chi non conosce gratitudine,
ogni beneficenza è inutile.
A chi, nonostante il favore ricevuto,
non vuole saperne di gentilezza,
non volerne, non rimproverarlo,
ma allontanati da lui velocemente.”
E con queste parole dispiegò le ali e volò via, senza degnare più il leone di un solo sguardo.
Virtù associata: Gratitudine
Anche in questa novella si parla di gratitudine, come capacità e volontà di estinguere un debito di benevolenza. In realtà però gli spunti di riflessione e gli insegnamenti sono molteplici: a me personalmente salta agli occhi immediatamente l’idea che la compassione non deve offuscare la capacità di giudizio – il picchio aiuta il leone, ma non si fida ciecamente di lui – e l’importanza di non sottovalutare la reale altrui natura – un leone infondo resta sempre un leone – pur non negando a nessuno la possibilità di diventare qualcosa di diverso da ciò che è, se davvero lo desidera.
Pur trattandosi di un racconto costruito intorno alla virtù della gratitudine, come tutti i Jakata, anche in questo caso, nascosti tra le pieghe di una racconto letterariamente affascinante, ciascun lettore o ascoltatore, in base alla propria sensibilità ed esperienza di vita, potrà risuonare maggiormente con alcuni insegnamenti, piuttosto che con altri.
Un altro jataka che parla di gratitudine è “La gazzella d’oro”, nel quale questa virtù, così importante, viene declinata in modi diversi.
Tratto da D. e G. Bandini, Quando Buddha non era ancora il Buddha, Feltrinelli, Milano, 2008.
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