Deità induista tra le più conosciute e venerate, Ganesh o Ganesha è il figlio primogenito di Shiva e Parvati, ed ha la caratteristica inconfondibile di avere la testa di un elefante.
L’elefante è un animale importante nella cultura indiana: è molto intelligente e dotato di eccezionale memoria e saggezza, ma soprattutto di una forza straordinaria.
Proprio in virtù di questa qualità, è associato al Centro Energetico della Base.
Ganesh: origine e significato del nome
Il suo nome è costituito dalle parole sanscrite gana – moltitudine – e isha – signore: pertanto Ganesh significa letteralmente “Signore delle moltitudini” o “Signore di tutti gli esseri”.
E’ una divinità molto amata, in quanto nella sua veste di “distruttore di ostacoli”- o Vighneshvara, uno dei suoi molteplici nomi – sia materiali che spirituali, viene venerato nelle più diverse occasioni ed invocato prima di una qualunque attività importante, sia essa un viaggio, un esame, una cerimonia o un affare di lavoro.
Ganesh: iconografia e simbolismo
Tipicamente è rappresentato con 1 sola zanna, 4 braccia e un imponente ventre. Nelle raffigurazioni è servito da un piccolo topolino, che è anche il suo veicolo.
Ciascuno di questi elementi ha un preciso significato simbolico:
- la zanna: capacità di superare ogni dualità, sintetizzando ed armonizzando gli opposti
- il ventre imponente: capacità di assimilare tutte le esperienze, contenendo infiniti universi di significato
- 4 braccia: 4 attributi del corpo sottile – mente, intelletto, ego, coscienza. Tre mani portano ciascuna un oggetto, e rispettivamente: un’ascia – per recidere i desideri, apportatori di sofferenza – una corda o dei dolci – per legare a sé la beatitudine – un fiore di loro – la massima aspirazione spirituale. La quarta mano è rivolta al devoto in un gesto di benedizione.
- il topolino: rappresenta la mente discriminante e l’ego. Ganesh, cavalcando il topo, dimostra di saper dominare la mente desiderante, assoggettandola a scopi superiori. A questo significato simbolico si ricollega il fatto che spesso il topolino è raffigurato accanto a un cesto di frutta, nell’ atto di guardare Ganesh come ad aspettare la sua approvazione prima di mangiare un boccone succulento. Inoltre il topo rappresenta l’astuzia e la furbizia, la mente affilata: come Ganesh può tutto, nella sua immensità, anche il topolino è in grado di superare molti ostacoli, grazie però alle qualità opposte, cioè al suo essere piccolo e veloce.
Ganesh simboleggia il perfetto equilibrio tra energia maschile e femminile, ma anche la capacità di discriminare correttamente tra realtà e illusione.
Ganesh viene anche chiamato Omkara, ossia “colui che ha la forma di un Om”. In effetti, il fonema sanscrito capovolto sembra proprio ricordare la forma stilizzata di una testa di elefante.
A Ganesh è dedicato anche uno dei mantra più famosi e conosciuti: Om Gam Ganapataye Namah – che può essere tradotto approssimativamente come:
“Mi arrendo a Te, Signore di tutti gli esseri”
Attraverso la recita di questo mantra, il devoto di Ganesh – o Ganapatya – realizza l’unione tantrica degli opposti, in modo da poter fluire più facilmente oltre gli ostacoli. Spesso la risposta alle difficoltà non è così ovvia come ci si aspetta: il superamento delle dualità dovrebbe consentire di accedere a un superiore stato di coscienza che permette al devoto di guardare la realtà con occhi diversi, trovando nuove soluzioni ai problemi e rimuovendo, in questo modo, gli ostacoli dal suo cammino.
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Salve,
Vorrei sapere se sia possibile pregare questa divinità con le proprie parole invece che recitare il mantra
Carisssimo, pregare una divinità può essere fatto in qualunque modo …
… un mantra è qualcosa di molto complesso, collegato al potere della vibrazione del suono prodotto nella loro recitazione.